Fuori dal comune!

SOLUZIONI AL MINIMO ED AUTOCELEBRAZIONE AL MASSIMO: COSI’ SI PRATICA L’ARTE DI GOVERNARE MEDA, SEMPRE A TARALLUCCI E VINO!

Quando gli ingredienti sono acqua, fango e macerie, solo una buona dose di superbia politica può trasformarli in tarallucci e vino. È quanto accaduto giovedì 23 ottobre 2025 nella sala Favè, dove il Parlamentino medese si è finalmente riunito dopo l’apocalittica alluvione del 22 settembre, il giorno in cui il torrente Tarò ha deciso di ricordare a tutti che la geografia, a volte, non perdona la burocrazia.

L’attesa era palpabile: i cittadini volevano risposte, soluzioni, numeri, piani. Invece, hanno ricevuto… applausi.
Sì, perché la seduta si è trasformata in una grande messa di ringraziamenti, un’ode collettiva alla “gestione dell’emergenza”. Altro che “tempo di governare”: sembrava piuttosto il tempo di beatificare.

Mentre fuori dal municipio, il responsabile del gruppo social: Vivere a Meda — veniva ammonito, segno che la partecipazione civica, quando arriva, arriva col cuore e con la vena gonfia. Dentro, invece, l’atmosfera era più spirituale. Il pensiero nel sentire gli interventi dei consiglieri era che qualcuno persino fosse pronto a giurare di aver intravisto il sindaco camminare sulle acque del Tarò, la vice con una coda da sirena e l’assessore intento a moltiplicare pani e pesci.

Tra tutti gli interventi del consiglio, quello che aspettavo con più curiosità era quello di Fratelli d’Italia. E perchè? Due anni fa, dopo l’alluvione del 31 ottobre 2023, i rappresentanti locali del partito della premier Giorgia Meloni avevano tuonato contro la giunta: “Servono misure decise! Bisogna agire!”.
Sembravano pronti a impugnare il badile della coerenza e a scavare trincee contro l’immobilismo.

Poi, giovedì sera, la sorpresa: il consigliere Andrea Castelli ha preso la parola e… ha ringraziato. Sì, ha ringraziato l’amministrazione.
Il tutto condito da un monito, ma non sul ritardo negli interventi o sulla prevenzione mai fatta — no, quello no — bensì sull’importanza di “gestire bene il bilancio”.
Come se non vi sia alcuna colpa sul trascorso nel non aver fatto nulla per due anni, ma adesso, si! Per favore, non si spenda oltremodo per rimediare.

Un’evoluzione politica degna di nota: dal: Mai Più! Al: Rimediamo! (ma in economia).
Se questa è la linea con cui Fratelli d’Italia intende conquistare la Lombardia, annamo bene!

Tra i vari punti all’ordine del giorno — dalle benemerenze civiche (dove, un chiacchierato Papa è rimasto cardinale) alle variazioni — la portata principale del consiglio comunale è stata, inevitabilmente, la gestione dell’alluvione.

Emblematica in questo senso l’approvazione del Documento Unico di Programmazione, definito dagli stessi amministratori come “già superato”. Lavorato a luglio, ma spazzato via — letteralmente — dalle acque di settembre.
E così, vista l’emergenza, sono finiti sommersi anche i sogni di sempre: Palazzo Mascheroni e la nuova sede AVIS torneranno a dormire nel quaderno delle incompiute; dei sottopassi si parlerà a data da destinarsi.

Nel frattempo, in aula, il Sindaco ha parlato — sì, ha parlato — di prevenzione, opere idrauliche, scelte urbanistiche andando a rievocare lo spirito del 2014, rivolgendosi al Partito Democratico, suo vero interlocutore principale, dimenticandosi che tra il 2014 e settembre 2025 siano avvenute più allerte minori come quella del 2018 ed un’altra alluvione nel 2023 quindi la domanda resta: siamo sicuri che sia davvero uno spirito esaustivo?

Concretamente. Le misure annunciate? Le solite, solo in versione “riveduta e ritardata”:

  • il nuovo P.G.T. che sposterà le costruzioni “dal basso verso l’alto” (forse un tentativo di evitare nuove piscine condominiali naturali),
  • il rifacimento dei ponti,
  • la gestione del reticolo secondario,
    tutte già previste, tutte già note, ma — dettaglio tecnico — in ritardo di due anni.

Nessun dettaglio, però: tutto rimandato all’arrivo dei fondi, come sempre con Santambrogio il futuro amministrativo di Meda è sempre sospeso in attesa di un corriere espresso

Così a Meda, tra fango, rinvii e applausi, la politica continua ad applaudire sé stessa mentre il Tarò scorre impassibile. Tra palazzi che dormono e sogni che restano sospesi, i cittadini aspettano, i fondi arriveranno? Ma lo spirito c’è! Certo: a tarallucci e vino, con applausi inclusi.
Tutti in attesa della prossima piena quando tutto riprenderà lo stesso identico copione.


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